venerdì 16 settembre 2022

recensione - Dalia nera, rosa e rossa - autore: Piu Marie Eatwell - NUA edizioni

 



Benvenuti sulla rubrica: straordinarie letture Nua edizioni




 

 

 

 

Rubrica straordinarie letture NUA EDizioni

Dopo qualche spoiler è giunto il momento di presentarvi ufficialmente

il #truecrime in uscita a settembre! Stiamo parlando del libro

di #PiuEatwell, Dalia nera, rosa, rossa. Dal 23 settembre disponibile

in formato digitale e cartaceo

https://amazon.it/dp/BOB7KY1VRV/ref=sr 1 3...#BlackDahlia

 


Copia ARC concessa gentilmente dalla Casa editrice NUA


Link recensione


https://booknelmondostraordinarieletture.blogspot.com/2022/09/recensione-dalia-nera-rosa-e-rossa.html










 

Scheda libro

 

Titolo: Dalia nera, rosa rossa

Il crimine, la corruzione e l’insabbiamento del più grande

omicidio irrisolto

Autore: Eatwell Piu Marie

Editore: NUA

 

Data di Pubblicazione: settembre '2022

 

Genere: noir storico

 

Pagine: 400

Traduttore: Cinelli B.

 







 

La vera Storia


Il 15 gennaio 1947, il corpo nudo e smembrato di una bellezza dai

capelli neri, Elizabeth Short, fu scoperto disteso accanto a un

marciapiede in un sobborgo di Hollywood. La vittima fu presto

soprannominata la Dalia Nera.

Linchiesta per omicidio che seguì consumò Los Angeles per anni e le

autorità spesero milioni di dollari di risorse in unindagine che

sollevò dozzine di sospetti. Ma il caso non fu mai risolto. Fino ad ora.

 

Una ricerca della verità, che catturerà sia chi già

conosce questo caso irrisolto e ne cerca una

nuova lettura, sia chi per la prima volta si

avvicina alla storia della Dalia Nera.

Il caso immortalato nellomonimo romanzo di James

Ellroy, e nei film Hollywood Babilonia di Kenneth

Anger e The Black Dahlia di Brian de Palma.

In questo libro rivoluzionario, Piu Marie Eatwell svela per la prima volta

avvincenti prove forensi e rende noti testimoni oculari, fino ad arrivare a

indicare lidentità dellassassino.

La scrittura di Eatwell è brillante… [lei] ha

finalmente offerto a [Elizabeth] Short una sorta di

giustizia tardiva. Il suo libro sembra un thriller. -

Sunday Times

Un magnifico, meticoloso e sorprendente riesame di un

crimine che perseguita limmaginazione mondiale.

Geoffrey Wansell, autore di An Evil Love: The Life of

Frederick West









Biografia

Piu Eatwell è conosciuta per i suoi libri true crime storici.

Ha studiato Inglese allUniversità di Oxford,

laureandosi summa cum laude. Sempre a Oxford,

ha vinto una borsa di studio e ha ricevuto lo Skeat-

Whitfield Essay Prize per un saggio sul lavoro dello scrittore inglese del diciottesimo secolo, Laurence

Sterne. Successivamente ha lavorato

come avvocato e produttrice televisiva per la BBC e altre società

televisive.

Il libro di Piu The Dead Duke, his Secret Wife,

and the Missing Corpse è un mystery storico basato

su un famoso processo edoardiano ed è stato selezionato per i Goodreads

Readers Choice Awards.

Il suo libro Dalia Nera, Rosa rossa si concentra su un famigerato

omicidio avvenuto a Los Angeles nel 1947.

È stato un libro dell'anno sul Times e sul New York Times,

selezionato per il premio CWA Gold Dagger e

opzionato per una trasposizione cinematografica. I suoi libri sono

stati pubblicati nel Regno Unito e negli

Stati Uniti e tradotti in diverse lingue, tra cui cinese, ceco, lituano e russo.

Quando non scava negli archivi

storici, Piu si divide tra Londra e Parigi.

 

 






Trama

Il 15 gennaio 1947, il corpo nudo e smembrato di una bellezza dai capelli neri,

Elizabeth Short, fu scoperto disteso accanto a un marciapiede in un sobborgo

di Hollywood. La vittima fu presto soprannominata la Dalia Nera.
L
inchiesta per omicidio che seguì consumò Los Angeles per anni e le autorità

spesero milioni di dollari di risorse in unindagine che sollevò dozzine di sospetti.

Ma il caso non fu mai risolto.
Fino ad ora.
In questo libro rivoluzionario, Piu Marie Eatwell svela per la prima volta avvincenti

prove forensi e rende noti testimoni oculari, fino ad arrivare

a indicare lidentità dellassassino.
L
autrice fornisce un resoconto dettagliato del crimine e di coloro che

hanno avuto in qualche modo un ruolo in questa storia intricata.

Una storia oscura, di sesso, manipolazione, ossessione e psicopatia, strutturata in forma narrativa ma scritta utilizzando fatti estrapolati dai documenti

prodotti durante lindagine originale.

 

La Dalia Nera. Una storia oscura, di sesso, manipolazione, ossessione e psicopatia.

La ricerca della verità per un efferato omicidio irrisolto in unassolata Los Angeles sul finire degli anni 40.


 

 





 

Recensione

By

Grazia

Piu Eatwell tratta il crimine, la corruzione e linsabbiamento

del più grande omicidio irrisolto dAmerica con maestria e senso

critico di come si sono succeduti i fatti.

Chiunque ami leggere capirà: ci sono romanzi che splendono di sfumature proprie, dal nero, al rosso acceso come il sangue e al rosa.

Il romanzo di cui vi parlerò non ha una sfumatura cromatica, ma bensì molte, come erano i sospettati dellomicidio di Elisabeth Short conosciuta come Dalia nera per il colore dei suoi capelli e perché amante del nero. In Dalia nera, rosa e rossa, lautrice fa riferimento al genere noir, in cui il clima e la ressa dei personaggi che ruotano attorno a questo caso irrisolto, portano avanti indagini e le vicende narrate in unambientazione (Los Angeles) ricca di particolari. La vicenda a cui si ispira il romanzo, affonda le sue radici nella storia dellomicidio, realmente accaduto, di Elizabeth Short, una aspirante attrice dal passato oscuro giunta a Los Angeles alla ricerca della fama e assassinata con una crudeltà su cui la penna della Eatwell non ci risparmia di particolari forensi. Il registro crudo e brutale dal ritmo incalzante della scrittrice trascina il lettore in un raccapriccio a ogni pagina, soprattutto nella parte che riguarda lo smembramento e le sevizie subite dalla vittima. Andando avanti nella lettura viene la pelle doca, perché non si tratta di finzione, bensì di un raccapricciante delitto dove il sangue scorre a fiumi, dove pezzi del corpo smembrato vengono ritrovati sparsi vicino al cadavere tagliato in due. Per gli appassionati del genere lo consiglio poiché il fatto, grazie allabile narrazione, ti conduce allinterno di

uno dei più noti omicidi irrisolti della storia della California,

e probabilmente dellAmerica intera. È la vicenda dellassassinio di una ragazza

di ventidue il cui corpo orribilmente sfigurato viene ritrovato

oltre un marciapiede alla periferia di Los Angeles nel gennaio 1947.

Ed è stato grazie allinvenzione del nome: Dalia nera dei giornali dellepoca, se il caso non è stato insabbiato fin da subito.



Il soprannome Dalia Nera, evoca un fiore esotico, di un desiderio, e ha fatto sì che questo delitto rimanesse per sempre impresso nella coscienza collettiva, un simbolo potente del lato oscuro di Hollywood e, per estensione, del sogno americano.

Questo libro è in parte un romanzo noir e in parte Storia del caso realmente accaduto. Ma lautrice guarda oltre la vicenda poliziesca, poiché ci presenta in media res una grande città americana e del suo dipartimento di polizia in uno specifico momento storico, rappresentato da film che appartengono alletà del noir: unepoca di poliziotti corrotti e gangster armati, eroi cinici e bionde platino che dispensavano battute al vetriolo con aria impassibile. Ma labile eloquenza dei movie dove brillavano star del calibro di Marylin Monroe,

nascondeva le brutali diversità della realtà del tempo.



Nelle pagine che seguono  la Eatwell ci narra la storia di questo caso straordinario e al contempo orribile in ogni sua sfaccettatura. La storia si svolge quasi esclusivamente a Los Angeles, con passaggi rapidi tra un decennio e un altro, dal dopoguerra a oggi. Unazione simile è stata necessaria per narrare la vicenda nella sua interezza, accompagnato da una variazione di voce narrativa alla fine della storia. Tuttavia, questo escamotage le è  servito come espediente necessario per portare il racconto da una narrazione storica al contesto di unindagine odierna. I lettori  troveranno i titoli dei capitoli evocativi come quelle dei film noir degli anni 40 e 50.

Per scrivere la storia, la Eatwell ha attinto sulla principale fonte di prove contemporanee conservate nellingente dossier composto dai documenti relativi al caso, raccolti per unindagine del gran giurì nel 1949, e divulgato solo di recente dal procuratore distrettuale di Los Angeles.

Inoltre, come si legge dagli atti, non cè alcuna prova che lodierna polizia di Los Angeles sia stata coinvolta in un insabbiamento o che sappia se queste prove esistono davvero e, se esistono, dove siano.

In definitiva, questa è una storia sulla verità: sulla sua ricerca e la sua soppressione.

La ragazza era Elizabeth Short, la Dalia Nera, vittima di un raccapricciante omicidio nel gennaio 1947

Di cui Mark Hansen, proprietario danese di nightclub e uomo daffari di Hollywood, amico intimo di Short; fu il primo ad essere indagato.

I sospetti poi ricaddero su

George Hodel, famoso medico delle celebrità di Hollywood

Leslie Duane Dillon, ventisettenne fattorino dalbergo

Caporale Joseph Dumais, uno degli oltre cinquecento falsi rei confessi che hanno affermato di aver commesso lomicidio tra cui anche il regista Orson Wells.  AD accusarlo fu Mary Pacios, ex-vicina di casa della famiglia Short Medford. La donna fece allusione all’analogia tra il modo in cui era stato tagliato il corpo e alcuni manichini del film “La signora di Shangai”.

Nella parte prima dal titolo: Angelo caduto

Lautrice ci mostra i lati di una città marcia piena di gente marcia.

 











Ritrovamento del cadavere:


La mattina di mercoledì 15 gennaio 1947 allalba ore 6:58 a Los Angeles, sulle città costiere di Long Beach e Redondo in un’area ricreativa del parco

frequentata da madri e bambini, il 15 gennaio 1947, Betty Bersinger mise la figlia di tre anni, Anne, nel passeggino e si diresse a sud attraverso gli appezzamenti liberi, diretta dal calzolaio per ritirare le scarpe del marito. Lo scricchiolio dei vetri rotti sotto i piedi allisolato 3800 di Norton attirò lattenzione della giovane casalinga mentre cercava di allontanare il passeggino dai frammenti sparsi sul marciapiede.

Poi, quando alzò lo sguardo, Betty vide un nugolo di mosche. Cera una grande nuvola nera che ronzava bassa su qualcosa. La donna abbassò gli occhi, e riuscì appena a distinguere quello che sembrava essere un manichino bianco steso sulla sterpaglia a pochi passi da lei bizzarramente tagliato a metà.

La donna si affrettò a chiamare la stazione di polizia che rispose alla chiamata, e lei descrisse brevemente ciò che aveva visto e chiese che qualcuno andasse a controllare. Poi – avendo scatenato quella che sarebbe diventata una delle più grandi cacce alluomo nella storia dellAmerica moderna – la signora Bersinger si incamminò con il suo passeggino e la sua bambina verso il centro commerciale.

In seguito fu contattata via radio la Sezione Omicidi.

Una folla di giornalisti con pesanti attrezzature fotografiche e lampade fosforescenti si riunì per raggiungere il sergente Finis A. Brown e il tenente Harry L. Hansen, i detective della Omicidi che erano stati inviati sul posto.

Una delle prime persone ad arrivare sulla scena fu Agness Underwood, veterana giornalista di cronaca nera del Los Angeles Evening Herald-Express. Agness, conosciuta da tutti come Aggie.

"Una tipa tosta che teneva testa ai suoi colleghi uomini."

Il corpo, avvolto dal fumo di decine di flash, apparteneva a una ragazza e giaceva tra rade erbacce a un paio di metri dal marciapiede. Le braccia erano piegate ad angolo retto allaltezza dei gomiti e sollevate oltre le spalle in una supplica, sembrava nella morte, ma in realtà era una conseguenza dellessere stata legata per i polsi da viva. Le gambe erano divaricate. Cerano lividi e tagli sulla fronte. Il viso era stato pesantemente malmenato. I capelli erano incrostati di sangue. Gli occhi, che erano chiusi, sembravano stranamente pacifici in contrasto con la bocca, che era stata squarciata da un orecchio allaltro in un sorriso satanico. Cosa più scioccante di tutte, il corpo era stato tagliato a metà allaltezza delladdome, sotto le costole. Le due sezioni erano distanti venticinque o trenta centimetri luna dallaltra. Il fegato pendeva dal torso. Una profonda fessura era stata incisa dalla zona pubica fino a poco sotto lombelico. Era, come ricorderà più tardi un testimone oculare, come se due pezzi di carne umana fossero stati stesi come due quarti di bue.

Nella Los Angeles degli anni 40, i detective della Omicidi si trovavano tra le mani un caso ogni due o tre giorni. Il dipartimento riportava 131 omicidi nel 1946 e 119 nel 1947. Solo pochi isolati a ovest, a Baldwin Hills – come sapevano fin troppo bene coloro che avevano visto il macabro spettacolo – cera il luogo in cui dieci anni prima Albert Dyer, un vigile urbano addetto allattraversamento stradale, aveva aggredito, strangolato e gettato via i corpi di tre bambine, le Bambine di Inglewood.

Ma questo omicidio mostrava il sadismo nella sua forma più delirante. Lomicidio più sanguinoso che si fosse mai perpetrato. I poliziotti e i giornalisti pensavano che la donna avesse circa trentasei anni. Ma Aggie, con i suoi occhi acuti e la sua esperienza personale, notò la condizione giovanile dei seni e le cosce lisce. Sapeva che la ragazza era molto più giovane, probabilmente poco più che ventenne. Più tardi, quella mattina, i raccapriccianti resti di Jane Doe #1 – come era stato soprannominato il cadavere allinizio – furono sigillati in una bara di alluminio con morsetti a vite e portati dal Black Maria, come si chiamava ai tempi il furgone del coroner, allobitorio cittadino.

Allinterno del Palazzo di Giustizia di Los Angeles. Scelta appropriata dal momento che ledificio in questione, oltre agli uffici del procuratore distrettuale e dello sceriffo, ospitava anche lobitorio nelle profondità delle volte del piano interrato. Fu lì che i due pezzi del cadavere di Jane Doe #1 vennero deposti e pesati su bilance nere a pavimento. «Quando gli fu comunicato che il corpo era tagliato in due,» ricordò il fotografo Felix Paegel, «il coroner rispose che lautopsia sarebbe stata eseguita subito dopo pranzo.»

Più tardi, giovedì 16 gennaio, il cadavere fu posto su un tavolo mortuario di porcellana dura. Su di esso torreggiava il dottor Frederick D. Newbarr, capo chirurgo autoptico della contea di Los Angeles.

Si dice che i morti non raccontano storie, ma il dottor Newbarr sapeva che non era vero. Ognuno dei cadaveri che passavano a dozzine sotto il suo bisturi ogni settimana raccontava una storia avvincente per coloro che sapevano leggerla.

Il cadavere rinvenuto a Leimert Park era una sfida anche per il più esperto dei patologi forensi. Eppure, dopo un esame e una valutazione meticolosi, il dottor Newbarr riuscì a elencare le molte orribili mutilazioni inflitte alla vittima. Il suo rapporto finale, con la sua terminologia scientifica distaccata, fu una lettura agghiacciante. Il corpo, annotò Newbarr, era quello di una donna di circa quindici o ventanni, che misurava un metro e sessantacinque di altezza e pesava cinquantadue chili. Cerano lacerazioni multiple sul viso, inflitte da un coltello affilato: in particolare, una profonda e lunga più di sette centimetri, che si estendeva dagli angoli della bocca. I denti erano in avanzato stato di deterioramento: i due incisivi centrali superiori erano allentati, e così un incisivo inferiore. I restanti mostravano delle cavità. La testa evidenziava segni di colpi molto forti, sebbene il cranio non fosse stato fratturato. Segni profondi intorno ai polsi suggerivano che la ragazza fosse stata legata e torturata. I colpi alla testa e le lacerazioni alla bocca erano stati inferti mentre la vittima era viva.

Erano stati quelli, decise Newbarr, ad averla probabilmente uccisa. Il resto delle lacerazioni le era stato inflitto dopo la morte, compresa una caratteristica rete di fendenti incrociati su varie parti del corpo e sulla regione pubica, dove i peli erano stati tagliati e rimossi. Non cerano prove di strangolamento o soffocamento. Lerba su cui era stato deposto il corpo era bagnata di rugiada, e ciò suggeriva che fosse stato messo lì prima dellalba. Newbarr era del parere che la morte fosse avvenuta non più di ventiquattro ore prima.

Un quadrato di tessuto era stato rimosso dal seno destro e cerano graffi multipli sulla superficie del sinistro. Le cicatrici sul petto suggerivano una vecchia operazione ai polmoni. Ciò era confermato dal fatto che, mentre il polmone sinistro era sano, il destro aveva aderenze pleuriche. Entrambe le braccia erano coperte di tagli e graffi. Le unghie erano molto corte e mangiucchiate fino alla carne. I palmi delle mani erano ruvidi, ma senza calli. I capelli erano marrone scuro ma erano stati trattati con lhenné, e si notava la ricrescita delle ciocche naturali ancora più scure. Su ogni piede, lunghia dellalluce era dipinta di rosso vivo.

5 Anche se i capelli erano stati trattati con lhenné, nel complesso erano simili al marrone scuro naturale, come evidenziato dal rapporto sul cadavere e dalle fotografie dellobitorio.

Si era evidenziato anche una cisti di Bartolini: una piccola sacca piena di liquido allinterno dellapertura della vagina.

Il tronco era sezionato in due da unincisione che tagliava lintestino e il disco morbido tra le vertebre. Sembrava che per recidere il corpo fosse stato usato un coltello da macellaio o da intaglio molto affilato e a lama lunga, e che lassassino potesse aver usato un rasoio per torturarla prima della morte. Gli organi delladdome erano interamente esposti, con lacerazioni dellintestino e di entrambi i reni. Non cerano segni di gravidanza e lutero era infantile.

Il cadavere riportava anche una lacerazione lunga dieci centimetri, che si estendeva dallombelico fino a poco sopra il pube. Un reticolo di tagli era stato fatto su entrambi i lati di quella ferita, sopra losso pubico. Cera anche una serie di incisioni sulla pelle dellanca destra, e una forma irregolare di carne era stata rimossa dalla parte anteriore della coscia sinistra. Il canale vaginale era rimasto intatto, ma lapertura anale era notevolmente dilatata e presentava abrasioni multiple, e ciò indicava linserimento di un oggetto estraneo. Le piante dei piedi erano macchiate di marrone e il ventre era pieno di feci e particelle non identificabili. Tutti gli strisci eseguiti per la ricerca degli spermatozoi erano negativi. Il cadavere era completamente pulito e privo di sangue, e ciò suggeriva che luccisione era stata compiuta in un luogo diverso da quello in cui era stato rinvenuto il corpo. Le fibre di quella che sembrava essere una spazzola rivelarono che era stato accuratamente sfregato, in particolare nella regione pubica e nei punti di mutilazione. Le fibre furono inviate allFBI per essere analizzate. Si scoprirono essere filamenti di cocco, probabilmente di una spazzola economica. Non furono daiuto per una possibile identificazione.

Il rapporto del dottor Newbarr chiarì che la maggior parte delle mutilazioni più raccapriccianti era stata eseguita dopo la morte. Suggerivano necrofilia e un feticismo per i coltelli. I colpi alla testa e le lacerazioni al viso, invece, erano stati inferti quando la vittima era ancora viva. Erano i segni distintivi di un assassino sadico che agiva in preda alla lussuria. Ci furono molte discussioni sulla natura pulita della bisezione del corpo e sul fatto che il cadavere fosse stato drenato dal sangue in modo professionale. Si ipotizzò che lassassino avesse una formazione medica o esperienza nel maneggiare cadaveri in una camera mortuaria. La possibilità che si trattasse di un medico fu presa in considerazione, ma non fu ritenuta una condizione indispensabile. Il famoso detective della polizia di Los Angeles Jigsaw John St. John, che avrebbe ereditato il caso molti anni dopo, dichiarò che mentre lautore potrebbe aver avuto qualche conoscenza di anatomia… non svolgeva necessariamente una professione medica. Di maggiore importanza era la manifesta fascinazione dellassassino per la morte.

Due informazioni chiave relative alle mutilazioni non furono divulgate al pubblico. Dovevano essere tenute segrete per poter essere utilizzate durante linterrogatorio di potenziali sospetti. Erano fatti che solo lassassino poteva conoscere.

Per il momento, inoltre, solo lassassino era a conoscenza di un terzo fatto: lidentità di Jane Doe.

Secondo le ricostruzioni si trattava di un assassino ossessivo-compulsivo, scrupoloso, un offender organizzato. Qualcuno che aveva ucciso senza mostrare alcuna fretta, che non aveva paura di essere scoperto e che poi, con sprezzo del pericolo o per la ricerca della notorietà, aveva lasciato il cadavere in bella vista, per farlo ritrovare.




Chi era la vittima


Elizabeth Short è una ragazza di ventitré anni, nata a Boston nel 1924. Betty, come la chiamano le persone che la conoscono, è una ragazza bellissima, piuttosto alta e amante del colore nero. L’infanzia la trascorre nel trambusto dovuto alla separazione dei genitori: la madre vive a Medford, nel Massachusetts, mentre il padre ha preso casa a Vallejo, in California. A 19 anni la giovane viene condotta in carcere dalla polizia di Santa Barbara, California, perché colta in stato di ebbrezza fuori da una birreria della località affacciata sul Pacifico. Viene, però, subito rilasciata perché ancora minorenne secondo le leggi dello stato californiano.

A metà degli anni quaranta conosce il maggiore dell’Aeronautica statunitense Matthew M. Gordon Jr., che desidera sposarla. Il destino però li divide: Gordon muore durante un’azione aerea il 10 agosto 1945. Una fase adolescenziale difficile per Elizabeth, che la ragazza cerca di ribaltare tentando la strada del successo personale: il sogno di Betty, infatti, è quello di sfondare nel mondo del cinema, e per questo nel 1946 si trasferisce a Los Angeles, vicinissima alle luci di Hollywood.

Nel caveau dellFBI. Alle 14:50, le impronte erano state identificate.

Si trattava di Elizabeth Short, ventidue anni, di Medford, in Massachusetts.

Le impronte digitali usate per lidentificazione erano state depositate allFBI alcuni anni prima dalla polizia di Santa Barbara. Erano state prese il 23 settembre 1943 quando Elizabeth, allora minorenne, era stata arrestata per aver bevuto alcolici con alcuni soldati in un ristorante della Mission Valley. In quel periodo viveva con unaltra ragazza in un agglomerato di bungalow a West Cabrillo Beach. Ben presto una seconda impronta corrispondente fu rintracciata con laiuto della prima: proveniva dagli archivi dalla Difesa Nazionale ed era stata archiviata dai Servizi di approvvigionamento della base militare di Camp Cooke, a Lompoc, in California. Si scoprì che, quando era stata arrestata, la ragazza lavorava come impiegata allo smistamento della posta di Camp Cooke.

La foto segnaletica della polizia di Santa Barbara mostrava una ragazza malinconica e imbronciata con il naso allinsù, capelli nero corvino e occhi dalle iridi stranamente pallide e vitree. Aveva uno sguardo che ti trapassava. All’epoca si era detto che la vittima adescava gli uomini, si faceva dare dei soldi per prestazioni sessuali ma che per una scusa o un’altra la Short si tirava indietro.

Era la prima volta nella storia che le impronte digitali in un caso criminale venivano identificate con lutilizzo di Soundphoto.

La mattina del 15 gennaio 1947 a Leimert Park. Il cadavere ritrovato dalla signora Bersinger è proprio quello di Elizabeth “Betty” Short. Il suo corpo è in condizioni pietose.






Le indagini

 La California meridionale era sempre stata venduta come una destinazione per i maschi bianchi americani che cercavano di sfuggire allafflusso di stranieri ignoranti, irrimediabilmente antiamericani che si riversavano nelle città dellest. Ma negli ultimi tempi – in gran parte a causa dellindustria cinematografica – la regione era diventata un obiettivo per un nuovo tipo di immigrazione. I film ritraevano eroine con esperienze di vita emozionanti, libere dai vincoli del lavoro e della famiglia. La vita dorata che promettevano attirò unondata di donne nel massiccio flusso di emigranti che allinizio del ventesimo secolo si riversò sulla California meridionale tra cui la vittima. I giornali ne trovarono uno. A suggerirlo fu un farmacista di Long Beach, località in cui la ragazza aveva trascorso qualche mese nellestate del 1946. Il farmacista, Arnold Landers Sr., ricordava di averla vista bazzicare intorno al chiosco delle bibite. Andava spesso nel suo negozio. Di solito con indosso un costume da bagno a due pezzi che le lasciava scoperta la pancia. Indossava intimo nero di pizzo. I capelli erano neri, e le piaceva portarli raccolti. Era popolare tra gli uomini, e la chiamavano Dalia Nera.»


La Dalia Nera era il nome del decennio. Jimmy Richardson disse che lidea era stata di uno dei suoi giornalisti. Aggie Underwood lo rivendicò come suo. Chiunque abbia stampato il nome per la prima volta, deve essere stato ispirato dal film del 1946, La dalia azzurra, un noir hard-boiled sceneggiato da Raymond Chandler, con Alan Ladd e Veronica Lake. I nomi floreali erano di moda per gli omicidi a quei tempi. Cerano già stati gli omicidi Ibisco rosso e Gardenia bianca. La Dalia Nera vi rientrava perfettamente, anche se – come ipotizzò Aggie Underwood – un omicidio rosa rossa sarebbe stato ancora meglio, perché avrebbe avuto un tocco di classe oltre che di morte. Omicidio Ibisco rosso: nome dato dalla stampa alluccisione di Naomi Tullis Cook, che fu trovata picchiata a morte con un catenaccio e lasciata in un cespuglio a Lincoln Park nel 1946. Omicidio della Gardenia bianca: nome dato allomicidio della quarantaduenne Ora Murray, il cui corpo parzialmente nudo fu trovato al Fox Hill Golf Course a West Los Angeles nel 1943. Lassassino aveva accuratamente messo una gardenia bianca sotto la sua spalla destra.

Erano i cinque giorni cruciali nel corso dei quali erano accadute cose ancora sconosciute, che avrebbero trasformato Elizabeth Short, la promessa di Hollywood, nel caso numero 30-1268 della polizia di Los Angeles: una carcassa macellata gettata sullerba accanto a un marciapiede. Ma cera un nome ben noto che la polizia non riuscì a nascondere al pubblico. Era saltato fuori allapertura del pacco e ben presto divenne la nuova pista calda del caso. Tutti volevano parlare con il soggetto il cui nome era impresso in oro sulla copertina della rubrica della Dalia. Mark Hansen il noto magnate di Hollywood... Mark Hansen, ed Elizabeth Short, la vittima, transitava nella casa di Carlos Avenue di proprietà di Mark.

Ma nel romanzo non si parla solo del caso Dalia nera bensì lautore riporta riferimenti al proibizionismo, al gangsterismo e ai Night club degli anni 20, 30.

Le rivelazioni di George Price, Arthur James e Lynn Martin, alcuni dei sospettati, portarono alla teoria che a Hollywood ci fosse un giro clandestino di pornografia.

Ma come un tale giro potesse essere collegato allomicidio Dalia, ammesso che lo fosse stato, era tuttaltro che chiaro. Molti anni dopo, sarebbero emerse prove sorprendenti che avrebbero suggerito che Beth Short avesse effettivamente posato per fotografie di nudo. Ma a confondere ulteriormente le acque, cerano i falsi rei confessi Come il ventinovenne caporale dellesercito Joseph Dumais, che dopo aver bevuto e vedendosi le tasche sporche di sangue e con sé un ritaglio sullomicidio della Dalia, pensò di averla uccisa.

Dumais continuò occasionalmente ad affermare di essere lassassino di Elizabeth per i dieci anni successivi.

I falsi rei confessi distrassero la polizia e alimentarono la stampa, ma si rivelarono anche pericolosi. L8 febbraio 1947, il giornale di Aggie pubblicò il titolo Il caporale Dumais è lassassino della Dalia Nera. Il caso, annunciava il giornale, era stato risolto. Nello spazio di appena tre settimane dalluccisione di Elizabeth Short, un altro brutale omicidio aveva avuto luogo a Los Angeles. La vittima era la quarantacinquenne Jeanne French, unex aviatrice, attrice di piccole parti e infermiera dellesercito. Il suo corpo nudo fu scoperto alle 8:00 circa del 10 febbraio 1947 allincrocio tra Grand View Avenue e Indianapolis Street, a West L.A. Era stata calpestata, picchiata e lasciata a morire dissanguata. Prima di abbandonare il cadavere, lassassino aveva preso un rossetto rosso scuro dalla sua borsa e laveva usato per scarabocchiarle sul busto: Vaffanculo, B. D..

Lovvia deduzione era che le iniziali B. D. stessero per Black Dahlia, Dalia Nera. Il giornale di Aggie fece un evidente collegamento tra i due omicidi con il titolo Il lupo mannaro colpisce ancora! Allinizio, la polizia di Los Angeles fu daccordo nel ritenere che lo stesso uomo che aveva ucciso Elizabeth Short avesse ucciso anche Jeanne French. Il capitano Donahoe teorizzò che chiunque avesse ucciso la Short fosse infuriato per la confessione del caporale Dumais e per la conseguente attenzione della stampa. Aveva ucciso Jeanne French per smentire laffermazione che lassassino della Dalia era stato catturato. Aveva scritto le iniziali B. D. sul corpo di Jeanne per imprimere la sua firma sui due omicidi.

Più tardi, però, la polizia di Los Angeles cambiò opinione. Gli omicidi Dalia e Rossetto non erano collegati, dichiarò il dipartimento di polizia. Le iniziali sul corpo erano P. D. e non B. D. Fu uninversione di marcia piuttosto strana. Molti anni dopo, le prove che sarebbero emerse avrebbero messo in dubbio quellaffermazione e avrebbero suggerito che cera davvero una possibile connessione tra gli omicidi Dalia e French. Sebbene almeno altri due corpi femminili nudi fossero stati rinvenuti a Los Angeles subito dopo gli omicidi Short e French, nessuno di essi ricevette lattenzione riservata al caso Dalia.

Allinizio gli investigatori dellesercito gli credettero, ma poi nove soldati si fecero avanti per dichiarare di averlo visto a Fort Dix tra il 10 e il 15 gennaio. Si scoprì così che Dumais era stato in realtà nel New Jersey – a più di duemila miglia dal luogo dellomicidio – durante la settimana della scomparsa e della morte di Elizabeth. Fu preso anche in considerazione laspetto saffico del caso Dalia. La Hollywood degli anni 40 era costruita sulle basi gemelle del cristianesimo e dellebraismo: religioni che si opponevano con decisione allamore omosessuale. La prima domanda che veniva in mente era: quanto erano affidabili quei test, eseguiti due anni dopo lomicidio, quando la scienza forense era ancora agli inizi?

La Eatwell ci parla anche del Codice Hays: il Motion Picture Production Code, un insieme di regole autoimposte dallindustria che stabiliva un insieme restrittivo di linee guida morali e che fu applicato ai film prodotti dagli studios di Hollywood dal 1930 al 1968. Tra le altre restrizioni, il codice proibiva la rappresentazione dellomosessualità in qualsiasi forma.  I rapporti della polizia accennavano cupamente al coinvolgimento di una donna chirurgo gay della Valley. Cosa ancora più sospetta, la donna in questione era cinese. ma non aveva niente a che fare con la Dalia Nera. Era anche una società e un tempo in cui avvenne lomicidio che si scontrava anche con poliziotti corrotti e violenti e Società segreta cinese nordamericana o confraternita clandestina.  Ma solo alla fine del 1948 – a quasi due anni di distanza dallomicidio – ci fu finalmente una svolta. 



Arriviamo alla parte seconda dove la storia si dipana con una lettera fatta pervenire insieme ad altre centinaia allo psichiatra il dottor Joseph Paul De Rive allindomani dellomicidio della Dalia.

Negli anni 40, il dottore era lunico psichiatra della polizia impiegato dallLAPD.

Mark Hansen rimase nella lista dei sospettati per lomicidio di Elizabeth Short per il resto della vita, anche se non fu mai accusato. Jimmy Little Giant Utley, il socio di Mark Hansen fu arrestato dalle autorità quando fecero irruzione in un negozio a Long Beach che si rivelò essere una delle sue cliniche per aborti.



Considerazioni personali

Cosaltro aggiungere. Il libro, corredato da foto estratti dallarchivio (USC Los Angeles Examiner, per gentile concessione della University of Southern California, per conto delle USC Libraries Special Collections) lascia senza fiato, ti cattura e ti trascina nellomicidio aberrante di Elizabeth Short, la promessa di Hollywood dai capelli neri del Massachusetts amante del cinematografo, il cui omicidio è diventato uno dei più noti casi irrisolti della storia americana. E posso ammettere, che questo libro è stato uno tra i pochi che mi ha sorpreso, incantato e avvinto nella sua forma globale sia dei resoconti sullomicidio sia sulla prosa scorrevole e idonea per questo tipo di testo, che corredato da uno stile colloquiale, fa la differenza.

Il libro di genere noir cattura l’attenzione del lettore e lo tiene sulle spine fino all’ultima parola.

Il linguaggio adottato dall’autrice è volutamente crudo, a tratti frammentato perché il suo intento è trascinare il lettore nelle vicende dei protagonisti e soprattutto introdurre in media res il lettore. Gli rammenta che si tratta di un vero e proprio delitto, con tanto di corpo mutilato e di spargimento di sangue. Il romanzo è ambientato negli Stati Uniti d’America, nel dopoguerra che segue  il secondo conflitto mondiale. La Eatwell descrive in modo scrupoloso le ambientazioni, le periferie squallide e gli ambienti ombrosi della società cittadina di Los Angeles.


Esistono alcune scene del crimine che si palesano con una efferatezza tale che gli inquirenti, anche i più esperti, difficilmente riescono a dimenticare quello cui hanno assistito. Il caso della morte di Elizabeth Short, la Dalia nera, è forse il più emblematico di queste serie.

Elizabeth Short riposa al cimitero di Mountain View in Oakland.

Ancora oggi non ci sono prove sufficienti per trovare un colpevole.

Tuttavia, la lancio lì come Forensic Examiner: a compiere l’efferato omicidio  potrebbe essere stata una donna...

Il caso è ancora aperto, dal 1947... e ancora adesso nessuno è in grado di rispondere alla domanda che da settant’anni affligge tutti: chi ha ucciso Elizabeth Short?

Complimenti davvero all’autrice, per aver saputo regalare ai lettori un libro di siffatta qualità storica.

Voto: 5*****

















Buona lettura














Alla prossima
















































                                            E. G. Cormaci 

Romana di adozione, vive a Manziana, un grazioso angolo immerso nel verde. Si  interessa da sempre di letteratura. Diplomata con specializzazione in scrittura creativa, scrive sceneggiature per il cinema e la TV, tra cui quella per la fiction Io non dimentico. (Canale 5 – anno; 2007) Lavora come consulente editoriale, editor, blogger, correttore di bozze, Ghostwriter e giornalista freelance; scrive articoli su fatti di cronaca. Per il Ciliegio, dirige come blogger la rubrica mensile: “Uscite Succose” da lei ideata, dove vengono recensiti libri, video/intro dei nuovi libri editati dalla casa editrice. Il suo corso di scrittura creativa livello avanzato è stato pubblicato sulla piattaforma di Life Learning

 Sulla rubrica “Piacevoli letture”, sempre da lei ideata per la casa editrice Triskell - e Per la rubrica “Straordinarie letture” da lei ideata e diretta per la NUA edizioni,  e sulla rubrica “Sognando tra le parole”, sempre da lei ideata, per la casa editrice PuBmePotete trovare le segnalazioni e le sue recensioni sul blog: “L’angolo della fantasia – letture infinite.


Per Neri Pozza

Rubrica: “ll Nido dei libri”

Recensisce libri su Respiro di Libri Blog, e per Infiniti mondi – scrittori indipendenti di Andrea Zanotti.

Autrice eclettica e creativa con svariate passioni, continua a coltivare quella per la narrativa.


 

Recapiti:

 

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L’angolo della fantasia – letture infinite

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Recensione: TITOLO: PER LA BRUGHIERA - AUTRICE: MARTINA TOZZI - editore: NUA 2023

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