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Ho un Marcos in testa!
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Aprile 2025

Non possiamo negare di essere a nostro agio di fronte a personaggi un po’ strambi e di venire sovente ammaliati da tipi che amano sproloquiare sul senso della vita e del mondo con un piglio che non ammette discussioni.
Non a caso la nostra chat di lavoro si chiama La Gang del pensiero (Tibor Fischer) e ci sentiamo fieri componenti di Una banda di idioti (John Kennedy Toole).

Quanto ci avrà messo Andrea Bajani a capire che la coppia di personaggi dell’Abisso di San Sebastiano di Mark Haber ci avrebbe conquistati? Dobbiamo chiederglielo, perché è merito suo se abbiamo letto questo romanzo e scoperto un brillante e acuto scrittore americano.
Un autore da subito così Marcos y Marcos da convincere l’editore a tradurlo personalmente.

In chiusura di newsletter racconta lui stesso come è andata.

Marco Zapparoli
nei panni del traduttore di L’abisso di San Sebastiano di Mark Haber
In libreria dal 16 aprile

Schmidt e il senso dell’arte

“Non poteva esistere opera del conte Hugo Beckenbauer più grande dell'Abisso di San Sebastiano, insisteva Schmidt, e io ero d'accordo perché essere d'accordo con Schmidt era più facile che essere in disaccordo con Schmidt”.

Mark Haber mette in scena due amici-nemici in preda all’ossessione per un’opera d’arte.
Uno – tutto sommato il più sobrio – è la voce narrante, l’altro è Schmidt: carismatico re di snobismo, maestro di arroganza, ma di indiscutibile coerenza con se stesso.
Entrambi infatuati a primo sguardo dall’Abisso di San Sebastiano, dipinto semisconosciuto di un semisconosciuto artista: il conte Hugo di Beckenbauer.
Talmente abbagliati dalla perfezione di quel piccolo quadro da diventarne devoti cultori.
Talmente esaltati da convincere il mondo intero del suo valore e costruirsi due grandi carriere da critici.
Talmente ossessionati da buttare all’aria due matrimoni e qualche amicizia, compresa la loro.

Cosa è successo di così eclatante da farli rompere per più di dieci anni?

Il viaggio transoceanico verso il letto di morte del suo ex amico Schmidt è il momento per ripercorrere il loro rapporto e la storia dell’ossessione per l’Abisso di San Sebastiano.
Ne salterà fuori una arguta ed esilarante riflessione sul senso dell'arte, dell’amicizia e della devozione.
Mettetevi comodi e godetevi il diabolico umorismo di Mark Haber.

“Quando, lo scorso agosto, in una spiaggia greca incredibilmente sguarnita di turisti, mi sono goduto L’Abisso di San Sebastiano, mi sono sorpreso a sorridere parecchie volte, sorridere in modo prolungato, un po’ ebete, e a leggere le parole che mi scivolavano davanti cercando di rallentare. Rallentare era necessario, ma anche un godimento, perché la scrittura di Haber è alta, fatta di parole accuratamente scelte, spesso ripetute. Ben calcolate, mai una di troppo. Mai avrei pensato che mi sarei trovato nella stessa situazione, ma senza spiaggia: sorridere, rallentare, scegliere bene le parole – non una di più, non una di meno – accettare ogni ripetizione, ogni corsivo. Rallentare, scegliere, sorridere. Rispettare un ritmo, rigenerare questo serpentone avvolgente un po’ ossessivo, arguto e divertente proprio perché ossessivo. Non ho ancora incontrato Mark Haber e non vedo l’ora di bere un buon bicchiere di vino con lui… anche per ringraziarlo, perché tradurre questo libro mi ha fatto un bene enorme”.